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Intervista a Massimo Gargano (Lepanto Marino)

Intervista al presidente del Lepanto Marino, Massimo Gargano

Il primo anno? Lo abbiamo trascorso a conoscere. Non mi piacciono

i fuochi d’artificio né chi li fa. Vogliamo dare continuità

 

Il Lepanto Marino per tanti anni ha giocato per pura passione tra la 3°, la 2° e la 1° Categoria, eppure ha sempre raccolto un gruppo di tifosi che ne seguivano le imprese. Non è facile, in una città con Marino, con tutte le società esistenti nella stessa zona castellana…
“Assolutamente non è facile. Si tenga presente che da queste parti ci sono state società che hanno anche fatto categorie più importanti, rispetto alla Lepanto. Nessuna di loro ha mai rappresentato il territorio, e questa è una piccola differenza che vorrei evidenziare”.
L’analisi del dirigente marinese, dalle cui parole emergono chiarezza e passione, è diretta, priva di dubbi. Ci sono stati anche bei derby, dalla 3° a venire ai piani di sopra, no?!
“La storia del calcio a Marino viene da lontano, da un’altra gloriosissima storia, quella della Primavera. Venendo a tempi più recenti, e passate le società dei fuochi d’artificio, come Lepanto siamo la rappresentanza non di una marinesità ma quella più vera di un club che sposa le caratteristiche di un territorio e nel mondo del calcio è una bella risposta locale. Così rappresentiamo anche una collettività di famiglie”.
Marino sembra piccola ma non è così.
“Siamo riusciti nel rilevante intento di avere e vivere un’ottima sintonia con l’amministrazione comunale e credo che anche con la possibilità di crescre, insieme a Stefano Bianchi, possiamo percorrere una strada fatta di continuità”.
Che tipo di esperienza è stata, quella in Promozione?
“E’ stata un’annata che si è conclusa positivamente, intanto, e volevamo che fosse un anno di transizione. Per capire la categoria, ci siamo tolto ampissime soddisfazioni, nonostante qualche rischio corso. Siamo convinti che nel calcio per crescere bisogna conoscere. E’ stato un campionato di conoscenza, che ci proietta, in un anno, quello che verrà, che sarà di maggiore e diversa soddisfazione rispetto a quelle attuali. Quest’anno, quella duplice, è stata di conoscere e salvarci”.
La struttura è una delle più belle dell’hinterland romano. Allora non è vero che l’impiantistica non dà delle soddisfazioni a voi dirigenti.
“Bisogna riconoscere, prima di tutto, all’amministrazione comunale anzi, alle amministrazioni comunali, che, indubbiamente di questo stadio – bellissimo, importante – tentano di fare di Marino la parte, forte, distintiva, rispetto alla carenza di infrastrutture che in giro, oggettivamente, c’è. Ma questo è uno stadio importante, che merita un palcoscenico importante. E qui sarà nostro dovere e compito provare a ottenerlo”.
La nuova avventura parte insieme agli amici di Ciampino. Con quali prospettive?
“Intanto il ragionamento che si fa è questo: uniamo delle forze, in un momento di spending review complessivo, che interessa tutto il Paese. Con persone che si conoscono, si stimano, reciprocamente, per un percorso di unione e crescita. E siamo soddisfatti di come abbiamo organizzato la cosa”.
Lei ha giocato a calcio?
“Sì, ovviamente nella Lepanto”.
Da quanti anni è presidente?
“Da quando la Lepanto è ripartita, sono cinqe anni. Dal torneo delle A.C.L.I. alla Promozione, in un crescendo continuo, è questo che ci ha caratterizzato, perché è stato fatto in un modo molto sobrio”.
Senza fare follie?
“Quelle durano il tempo di un temporale e dello scoppio di una bottiglia di spumante. Siamo stati sempre contrari, perché le follie lasciano macerie importanti e collettive. Non ci interessano né farle né chi le fa…”.
Che cosa accomuna Gargano e Bianchi?
“Serietà e passione, e la voglia di regalare un sogno a Marino, basato sulla continuità. E ci tengo, a sottolineare la sua presenza”.
Marino riparte da un concetto: idee chiare. Merce preziosa.

Massimiliano Cannalire