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Saranno Lepanto Marino e Real Colosseum a giocarsi la finale di Coppa

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In attesa delle decisioni del Giudice Sportivo, le squadre che il 14 maggio si giocheranno la Coppa di Promozione sono Lepanto Marino e Real Colosseum.

Dopo il netto 3-0 maturato nella gara d’andata, alla Lepanto Marino è bastato il pareggio per 1-1 in casa del San Michele per staccare il biglietto per la finale. La squadra di casa si è battuta con orgoglio, ma nulla ha potuto contro una squadra obiettivamente più forte. Il primo tempo è stato caratterizzato da un sostanziale equilibrio con diverse occasioni per entrambe le squadre. Le più clamorose si sono avute al 27’ per i padroni di casa, grazie al bomber Cocuzzi che ha spedito il pallone sul palo ed un minuto più tardi con la risposta degli ospiti grazie all’assist di Di Ludovico per Maiolini con il salvataggio in spaccata del portiere D’Aversa. Al 40′ il gol che ha tagliato le gambe al San Michele, venuto su uno splendido calcio di punizione di Vartolo. La ripresa si è giocata a ritmi più lenti con la Lepanto in controllo e la squadra di casa alla ricerca del gol del pareggio che è riuscita a trovare solo nei minuti finali grazie ad una forte conclusione di Capoccia sulla quale nulla ha potuto Brugnettini.

Nell’altra semifinale il Formia era chiamato a ribaltare la sconfitta casalinga (0-1) subita due settimane prima dal Real Colosseum. Non è stata una bella partita, del resto la posta in palio era alta ed il tema tattico ha visto il Formia che ha provato a fare la partita e la squadra di casa attenta e pronta a ripartire. Le occasioni del primo tempo sono state sostanzialmente due ed entrambe ad opera della squadra ospite. La prima con un forte tiro di Accrachi ribattuto dal portiere e con Di Stefano che sulla ribattuta ha spedito fuori e la seconda qualche minuto dopo con la rete di Carfora su mischia, annullata dall’arbitro per un fallo. Secondo tempo sulla falsariga del primo, con importanti conclusioni di Marciano appena entrato ed a metà della ripresa con Pangrazi con un bel colpo di testa che ha esaltato le qualità di Ferronetti, estremo difensore del Real Colosseum.

Fin qui il calcio giocato, poi l’interruzione della partita al 90′ quando mancavano da giocare ancora cinque minuti di recupero, per intemperanze dei tifosi del Formia verso l’assistente Carlo Duca della sezione di Ciampino che, pare sia stato oggetto di pesanti insulti e non solo.

Il direttore generale del Formia, Stefano Zangrillo, si dice pronto a presentare ricorso contro l’esito dell’incontro di Roma entro la scadenza prevista per oggi alle ore 12.

Ora sarà il Giudice Sportivo a decidere quale sarà la finale della Coppa di Promozione e questo non è mai bello. Non voglio entrare nel merito di quello che è successo al Certosa, in quanto non ero presente, però voglio fare una riflessione sullo stato del calcio nella nostra Regione.

Nel fine settimana scorso le partite sono iniziate in ritardo per sensibilizzare l’ambiente rispetto agli atti di violenza capitati in alcuni campi della regione, soprattutto nelle categorie giovanili, ma sembra che per molta gente l’insulto, anche pesante nei confronti dei Direttori di gara e dei loro collaboratori sia considerato una cosa normale che nel calcio ci sta. Sarebbe ora di cambiare il nostro modo di pensare e di non tollerare più certi comportamenti da parte delle tifoserie e degli addetti ai lavori, ma questa cultura deve entrare a far parte delle Società attraverso i comportamenti che devono essere insegnati fin dai pulcini, mentre frequentando molti campi di gioco mi rendo conto che già a quell’età l’unica cosa che conta è il risultato raggiunto con qualsiasi mezzo. Non ovunque, per fortuna, ma in alcuni club anche blasonati è così.

Paolo Nardi

One Comment

  1. Marco Iosa

    29 marzo 2016 at 15:41

    Giustissimo, e spesso ci si dimentica che in molti casi i direttori di gara sono pari età dei giocatori, quindi semplici ragazzi che sbagliano come può sbagliare un attaccante sotto porta. Come scritto nell’articolo non può essere insegnato che il risultato è da ottenersi con qualsiasi mezzo. Su questo faccio due riflessioni:
    1) chi lo insegna? perché se da un lato gli insegnanti urlano e insultano addirittura dei pulcini pur di ottenere il risultato dall’altro ci sono genitori che pagano per dare ai figli questo trattamento: se c’è offerta ci deve essere domanda, dice la dura legge del mercato;
    2) i miti, leggi calciatori professionisti, fanno così e quindi lo fanno anche i bambini, che non rispettano l’arbitro, le regole, le maestre… ma il problema anche qui ha una doppia faccia: se i potenti per primi non rispettano le regole e spesso, peggio, le piegano ai propri interessi, fatti furbo e fallo anche tu, sembra essere il suggerimento che danno anche i genitori (dimenticando che loro stessi dovrebbero essere un’istituzione e saranno oggetti quindi di disobbedienza, di quella che non ha alcun manto adolescenziali di ribellione romantica, ma fatta semplicemente di furbizia).
    Bisognerebbe resettare il sistema, non so se dall’alto (leggi FIGC, qualora ne fosse capace) o dal basso (genitori? sembrano remare in direzione opposta).

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