L’Atletico Torrenova non ci sta. La formazione capitolina ha ceduto 3-2 al Tre Torri contro la Cavese che finora era stata schiacciasassi sia in campionato che in Coppa. Un vero peccato, se si pensa che a dieci minuti dalla fine, grazie al gol del subentrato Buonocore, la squadra di Scotini era addirittura passata in vantaggio salvo poi vedere nascere il 2-2 da una punizione invertita e il 2-3 da una manata ai danni di Mattei.
«Purtroppo sappiamo che queste cose possono accadere, siamo stati meno furbi di loro» è l’amaro commento dell’attaccante classe 1992 Davide Marchetti, autore del gol del momentaneo 1-1. «La cosa che fa riflettere è la diversa interpretazione degli stessi episodi, comunque ora è inutile fare questo genere di recriminazioni. Dobbiamo ripartire dalla bella prestazione che abbiamo offerto e pensare subito alla prossima partita». Insomma Marchetti assicura che l’Atletico Torrenova non subirà alcun tipo di contraccolpo da una sconfitta rocambolesca e immeritata che poi rappresenta il secondo k.o. consecutivo.
«Il gruppo è solido e questo tipo di gare devono essere una carica a fare qualcosa in più già nel prossimo turno». Che sarà sul campo di un altro avversario tosto come il Sermoneta, anche se la risposta secca di Marchetti dice più di mille parole: «Loro sono forti? Lo siamo anche noi». Anche perché l’Atletico Torrenova ora può contare su un giocatore che, pur avendo avuto esperienze in categorie superiori, è al primo anno in Promozione della sua carriera. «Ho cominciato col piede giusto perché quella con la Cavese era la mia prima partita da titolare e sicuramente fa piacere essere andato subito a bersaglio. Un peccato che la squadra non abbia raccolto punti come avrebbe meritato, ma continueremo a lavorare per tornare a muovere la classifica al più presto». Lui stesso ha dovuto smaltire un fastidioso problema muscolare al polpaccio che lo ha condizionato durante la preparazione. «Mi manca il ritmo partita e oggi (ieri, ndr) ero molto stanco nel finale, ma conto di arrivare presto al top della condizione» conclude Marchetti.