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Il derby di Milano: un secolo di rivalità tra Milan e Inter

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Fausto Coppi e Gino Bartali. Ferrari e Mercedes: lo sport è costellato di grandi rivali e delle loro sfide all’ultimo respiro, ma solo in un caso la competizione sportiva diventa un sentimento che permea un’intera città. Si tratta del binomio Milan-Inter, club che si contendono il cuore della città di Milano e di milioni di tifosi nel mondo. Stiamo parlando di una rivalità storica che esplode in occasione del derby della Madonnina, ma che ha origini antiche ed è legata a doppio filo con la vita socioculturale della città e i rovesci del calciomercato.

Dal 1908 a oggi gli episodi salienti si sprecano. Il campo, il pallone e gli schemi di gioco si sono evoluti nel tempo, diventando quasi irriconoscibili, ma le emozioni sono sempre le stesse. Fu un 2-1 a favore del Milan, a segno con il “Fantaccino” Pietro Lana e Luigi Forlano, ad aprire lo scontro secolare, risultato che si è ribaltato più di cento anni dopo, con l’1-0 per l’Inter nel recente derby 2018, esito largamente prevedibile per chi segue le quotazioni delle scommesse sul calcio. Ma già dagli albori era più di un semplice confronto calcistico: era il segno di una spaccatura sociale nella città, una lotta di classe combattuta a suon di goal.

“Signori” da un lato, “cacciaviti” dall’altro, o meglio, Bauscia e Casciavitt: questi gli appellativi dialettali che denotavano (e denotano ancora, per i nostalgici) i sostenitori di una squadra e dell’altra. Ci sono i nerazzurri, borghesi e intellettuali, a favore dei principi d’internazionalità che permeavano una squadra fortemente multietnica e ricca di giocatori stranieri già a inizio Novecento; e poi ci sono i rossoneri, di estrazione industriale e urbana, legata ai valori della città e all’autenticità di una squadra quasi interamente composta di italiani, una discrepanza di vedute che oggi è più attuale che mai, in un ironico ripetersi della storia.

Ma non è solo l’estrazione sociale ad alimentare la rivalità. Quando la lotta di classe cade in secondo piano, dopo il Boom economico e gli anni Sessanta, sono le motivazioni di mercato a infiammare di nuovo gli animi. Il più eclatante è il passaggio di Ronaldo al Milan dopo stagioni di fedele servizio reso all’Inter, ma anche Ibrahimovic, Seedorf, Pirlo e tanti altri. Gli scambi fra le due squadre sono stati numerosi e ricorrenti, tanto che distinguere i due lati del campo a volte ha creato qualche confusione nei cronisti.

Nonostante le divergenze sociali e il risentimento per l’abbandono di alcuni membri storici, la rivalità tra Inter e Milan è rimasta leale nel tempo, combattuta sempre ad armi pari, complice anche l’odio contro un nemico comune, la Juventus, per varie vicende calcistiche e legali, ma anche l’allargarsi delle frontiere: entrambe le tifoserie sono pronte a supportarsi a vicenda in Europa, così come a lamentarsi dei dirigenti stranieri. Un bizzarro equilibrio fra stima e sfottò che si ripete ciclicamente a ogni derby di Milano, quando la storia di questa eterna competizione si arricchisce di nuovi colori.

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