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Frosinone: benvenuta serie A

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È tutto vero, dopo 87 anni il Frosinone calcio è in serie A. Tutto vero come questa giornata campale -che ancora viene da stropicciarsi gli occhi-, come il bandierone gialloblù che a un certo punto è stato calato dal campanile, mirabolante incrocio di sacro e profano, come i fuochi pirotecnici che sono partiti a pochi minuti dalla fine dai piani alti dei palazzi intorno allo stadio, una mezza festa patronale anche questa, come i lacrimoni che non ha potuto trattenere dalla tribuna d’onore Maurizio Stirpe, il presidente di questo gioiello di società.

Ma non piangeva solo lui. Abbiamo visto vecchi cronisti sportivi, forgiati da mille battaglie, accasciarsi sui sediolini, esausti e commossi, e dei marcantoni di tifosi aiutarsi con un fazzoletto pur di nascondere l’emozione. Ma che spettacolo: una gioia elettrica, colorata, immensa, ricca di suggestioni perché c’era a fine partita, chi pensava al Boca Juniors, che ha gli stessi colori, chi alla muraglia umana della curva del Bayer Leverkusen perché la Nord gli assomiglia proprio tanto e chi, invece, esagerando dava di gomito al vicino: «Non ti sembra il Bernabeu?».

Povero Crotone, povero lui e i suoi 48 tifosi al seguito, capitati in mezza a una festa che non era la loro. Travolti dalla danza lenta ma inesorabile di un manipolo di uomini che solo un anno fa giocava in Lega Pro. Uno, due, tre gol (Daniel Ciofani e doppio Dionisi), e quel rigore parato da Zappino proprio sotto la Curva Nord a riprova del fatto che anche gli angeli hanno una squadra del cuore.
Povero Lotito, poi, proprio lui, il presidente della Lazio, che un giorno di metà febbraio si vide spiattellare sui giornali certe sue frasi infelici a proposito del Carpi e del Frosinone: «Non sanno manco che esistono, chi lo comprerà i diritti televisivi se salgono in A?». Non l’avesse mai detto, iniziò proprio in quei giorni la cavalcata trionfale del Frosinone che stava galleggiando ancora tra centro classifica e play off. Non l’avesse mai detto perché lo stadio era pieno di cartelli contro di lui, e anche l’immancabile bara, e perfino un coretto ripetuto beffardamente a intervalli: «Lotito cambia canale…».

Ma è in giornate come queste, di felicità assoluta, che un velo di tristezza arriva sempre a posarsi sui ricordi, su chi non c’è più, su chi non potrà dire: c’ero anch’io. Sempre ammesso che da lassù Benito Stirpe non abbia trovato lo streaming della partita. Sì, il cavalier Benito, il padre del presidente Maurizio Stirpe, che negli anni Sessanta, insieme al fratello Benito prese in mano la squadra e la portò finalmente in serie C. Che anni quegli anni. La Curva Nord l’ha invocato a più riprese e ieri sera sono andati in centinaia a Torrice, un paesino proprio alle porte della città, a rendergli omaggio.

Un giorno gli storici diranno che le porte del paradiso si sono aperte alle 16.52, quando il signor Maresca da Napoli ha fischiato la fine dell’incontro. E racconteranno che a nulla sono valse le raccomandazioni dello speaker. L’invasione di campo c’è stata, pacifica quanto si vuole ma c’è stata, e le punizioni federali prima o poi arriveranno. Ma come fermare i diecimila tifosi impazziti, come negargli l’onore di calcare quell’erba?
Adesso è già futuro e, come dice una nuova canzoncina creata per l’occasione, «la Juve a Torino trema già». Chissà se è vero: di sicuro il rischio più grosso per questi tifosi è scongiurato, l’esordio in serie A verrà celebrato nel vecchio stadio. Per il nuovo impianto, quello del Casaleno, che dal 1972 aspetta di essere completato, c’è tempo, forse potrà essere aperto nel girone di ritorno, con i suoi 16.500 posti a sedere.

Chi rimane indietro è la città. Una Frosinone che sta in fondo a tutte le classifiche italiane, per la qualità della vita (84esima), per l’inquinamento (96esima) e anche per l’offerta culturale e il tempo libero (91esima). Con energie nascoste, però, con un’economia ancora forte, industriale e commerciale, che le garantisce addirittura il tredicesimo posto per il Pil pro capite. Sarebbe ora di muoversi, insomma, altrimenti per chi ci abita la serie A non arriverà mai.

fonte: ilmessaggero.it

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