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Italia ’90: sono passati 30 anni da quelle emozioni che gelosamente ci portiamo dentro
Articolo scritto l’8 giugno 2020 e che ripubblichiamo oggi che Totò ci ha lascati…
Fa un certo effetto pensare che 30 anni siano volati e siamo qui, noi che ne avevamo almeno 10, a ricordarci ogni particolare di quella straordinaria valanga di emozioni chiamata Italia ‘90.
Per un classe 1980 come me, si trattava del primo mondiale vissuto con consapevolezza. L’Italia era reduce da un deludente Mexico 86, dove Bearzot, fresco di titolo, non avrebbe dovuto accettare il terzo mandato. Ma gli azzurri erano comunque usciti di scena agli ottavi contro la Francia di Platini. Salutato l’indimenticabile allenatore del Mundial 82, la federazione aveva deciso di affidarsi ad Azeglio Vicini, figura di spessore da sempre vicina al mondo azzurro. L’Europeo 88 era stato un buon banco di prova. Iniziavano a fiorire i grandi talenti della nuova generazione e la finale era sfuggita a causa della sconfitta con l’Urss. Ma di piangersi addosso non c’era tempo, stava per arrivare Italia ’90 che era stato assegnato sei anni prima sullo slancio della vittoria di Madrid. Gli stadi italiani si rifanno il look e tralasciamo quello che poi si saprà dopo con mazzette, tangenti, spreco di denaro pubblico ed errori vari in fase di progettazione.
Concentriamoci invece sulle emozioni. I nostri impianti vengono finalmente coperti. Vedere il restyling dei vari San Siro, Olimpico, San Paolo e l’incredibile astronave del San Nicola di Bari fa un certo effetto. In Italia non si parla d’altro, stanno per arrivare le notti magiche. Il nostro è un paese felice e non è retorico dirlo. I favolosi anni 80 ci hanno da poco lasciato con tutte le contraddizioni del caso. La mascotte scelta si chiamerà Ciao, la parola italiana più famosa al mondo. L’inno della manifestazione è Un’estate italiana (o se preferite Notti magiche), la scrittura è affidata a Edoardo Bennato e Gianna Nannini che la canteranno (in playback) durante la cerimonia inaugurale del Meazza di Milano. Un pezzo (composto da Giorgo Moroder) lontano dallo stile del grande cantautore napoletano ma che invece si rivelerà un successo straordinario e sarà la colonna sonora di quel magico mondiale. E negli anni si trasformerà in una canzone malinconica e nostalgica, anche per via di quella maledetta semifinale con l’Argentina.
A proposito della formazione sudamericana, in quel celebre 8 giugno 90 ci scappa subito la sorpresa con la clamorosa sconfitta con i leoni d’Africa del Camerun. Quel giorno vengono fuori tutte le debolezze di Maradona e compagni, che sembrano essere lontani parenti della squadra campione del mondo solo quattro anni prima. L’Argentina non avrebbe mai raggiunto la finale se solo la terna arbitrale avesse visto l’incredibile e recidivo fallo di mano di Maradona nel secondo match del girone con l’Urss. Sarebbe stata espulsione per il fuoriclasse del Napoli e rigore per i sovietici (sul punteggio di 0-0). Ma quella partita l’Argentina la vincerà e poi grazie al pari con la Romania, riuscirà a qualificarsi agli ottavi come terza e ripescata. Proprio con l’Urss si farà male e lascerà la competizione il portiere Pumpido che verrà sostituito dallo sconosciuto e purtroppo per noi decisivo Goycochea.
Agli ottavi il calendario rivoluzionato dall’insolito terzo posto argentino, mette di fronte alla squadra di Bilardo il Brasile di Careca e Alemao. Una sfida pazzesca dominata dai carioca che centrano tre legni. Ma l’Argentina è spietata e a una manciata di minuti dal fischio finale, trova l’illuminazione di Maradona che pesca Caniggia per il gol che gela i verdeoro. L’Argentina sarà fortunata anche nei quarti con la Yugoslavia e volerà in semifinale dopo la lotteria dei rigori. Il resto è storia.
Ma torniamo all‘Italia. Azeglio Vicini può contare su un organico sulla carta fortissimo. Tra i pali ha una sicurezza chiamata Walter Zenga, fresco di riconoscimento come miglior portiere al mondo. Il vice è Tacconi, estremo difensore dalla grande esperienza. Il terzo è Gianluca Pagliuca che salirà in cattedra quattro anni dopo. La difesa non ha bisogno di presentazioni, agli esperti Baresi, Ferri, Bergomi e Vierchowod, si aggiungono i giovani ma già navigati Maldini e Ferrara. A centrocampo il tecnico romagnolo ha l’imbarazzo della scelta, basta leggere i nomi: Ancelotti, Donadoni, Berti, De Agostini, De Napoli, Marocchi e due jolly che però strizzano l’occhio al reparto offensivo: Mancini e Giannini. In avanti l’esperienza di Carnevale e Serena, la freschezza di Gianluca Vialli. Il talento sopraffino di Roberto Baggio e poi l’outsider Salvatore Schillaci, che per tutti poi sarà Totò. Il 9 giugno l’Italia intera si ferma per la prima partita con l’Austria. L’Olimpico è tutto in festa, si percepisce un’aria insolita e magica, che non sarà più facile da trovare nell’ambito della nazionale. In tv sui canali Rai e su Telemontecarlo ci sono speciali che non parlano d’altro. Intanto Bruno Pizzul è pronto con la sua inconfondibile voce a raccontare quella partita. Il risultato non si sblocca, l’Italia è un po’ frenata dalla grande pressione. Vicini decide di sostituire Carnevale con Schillaci e il risultato è immediato. Vialli va via sulla destra e pennella un cross perfetto per la testa del centravanti siciliano, che è bravo ad eludere i due giganti difensori austriaci e a spedire la palla in rete. Schillaci non ci crede ma la realtà è che grazie a lui l’Italia non stecca la prima e le sfilate nelle strade e piazze di tutta Italia possono cominciare per tutta la notte. Il girone eliminatorio fila via lascio. L’Italia supera gli Stati Uniti con una bella rete di Giannini e il palo su rigore di Vialli passa in secondo piano.
Nel terzo incontro ecco la Cecoslovacchia, ci pensano Baggio (rete fantastica) e Schillaci, al suo secondo gol, a far sì che la nazionale chiuda a punteggio pieno e con la porta di Zenga imbattuta. Gli azzurri segnano poco ma il percorso è stato comunque lineare, con tre vittorie e nessuna rete incassata. Nel 1982 il girone eliminatorio si chiuse con tre pareggi azzurri mentre nel 94 l’Italia sarà ripescata come terza. Agli ottavi ecco la sfida all’Uruguay. L’Olimpico è magico e Schillaci pesca la terza perla. La serata è suggellata dalla prima rete mondiale di Aldo Serena. Il 2-0 finale consente alla squadra di Vicini di accedere ai quarti di finale dove l’avversario è l’Eire. Manco a dirlo, è ancora Schillaci a far ubriacare di gioia milioni di italiani. Basta una sua rete sotto misura per portare l’Italia in semifinale.
Le sedi scelte per il penultimo atto del Mondiale sono il Delle Alpi di Torino dove si gioca Germania-Inghilterra e il San Paolo di Napoli per Italia-Argentina. Negli anni successivi ci si chiederà perché San Siro, la scala del calcio, non sia stato scelto per nessuna delle ultime quattro partite del mondiale. Gli azzurri sono dispiaciuti di dover lasciare la loro casa, l’Olimpico. Ma lo stadio campano è pronto ad accogliere la nazionale. Come noto, il Napoli ha appena vinto il suo secondo scudetto, Maradona è un idolo incontrastato per il pubblico partenopeo da ormai sei anni. Dietro quella partita per decenni girerà però un falso storico. E cioè che il San Paolo avesse tifato contro l’Italia. Niente di più falso, come testimoniato da fonti autorevoli presenti quella sera. E comunque basterebbe ascoltare il boato al gol, l’ennesimo, di Totò Schillaci. Certo, gli argentini presenti allo stadio non erano pochi e probabilmente una minoranza italiana, sull’onda dello scudetto conquistato un mese prima, non sarebbe stata così dispiaciuta se malauguratamente l’Italia fosse uscita contro la nazionale del loro idolo. Ma vogliamo continuare a credere che tutti gli italiani a Napoli fossero lì a sostenere i colori azzurri. E che le parole a fine gara di Vicini (“il pubblico ci ha sostenuto ma l’Olimpico è un’altra cosa”) fossero dettate dalla grandissima delusione.
Il copione comunque sembra essere sempre lo stesso, Schillaci segna e l’Italia è avanti di misura. Ma a metà ripresa arriva il momento mai contemplato fino ad allora, mai nemmeno immaginato. Sotto sotto lo si temeva che prima o poi una rete potesse essere incassata, ma nessuno voleva pensarci. E invece quel poco convinto colpo di testa a occhi chiusi di Caniggia è storia. Non fu una papera di Zenga, per me resta una disgrazia. Maradona esulta come se non ci fosse un domani. Si va ai supplementari, l’Argentina si difende e continua a protestare con l’arbitro, nonostante i favori avuti per tutta la manifestazione. Il primo tempo supplementare dura inspiegabilmente 22 minuti. Si andrà ai rigori. La sensazione è che l’Italia abbia tutto da perdere e purtroppo l’incubo diventa realtà. Goycochea è insuperabile, Zenga non ha la fama di pararigori. Donadoni e Serena si fanno ipnotizzare e il gelo cala su tutto il Paese. Immagini che fanno male e che Pizzul “non avrebbe mai voluto commentare”. Incredibilmente l’Argentina è in finale, l’Italia è fuori senza aver mai perso. Tutti si chiedono perché Schillaci non sia stato inserito nella lista dei rigoristi, mistero che verrà presto svelato, l’attaccante siciliano lamentava un fastidio all’inguine e non se l’era sentita di rischiare. Maradona continua ad esultare ma la sua vita calcistica e non, da quel giorno non sarà più la stessa. Pagherà a caro prezzo quell’esuberanza. Inizierà la sua parabola discendente, i problemi fisici, la droga e i guai col fisco faranno il resto fino all’allontanamento dall’Italia e il golletto a Usa 94 sarà solo un contentino per i suoi tifosi. In finale all’Olimpico tutti faranno il tifo per la Germania e stessa cosa gli italiani a casa. Brutta finale, spigolosa, quel rigore dubbio dato ai tedeschi risarcirà solo in parte i danni fatti dai fischietti pro Argentina nel corso della manifestazione. E’ una Germania Ovest simpatica con volti noti al campionato italiano. E poi non è la Germania della Merkel indigesta agli italiani. L’Italia a Bari festeggia (ma con tanti rimpianti) il terzo posto ai danni dell’Inghilterra. Segna ancora Schillaci, che sarà capocannoniere con sei reti e Roberto Baggio, che negli anni diventerà il Mito.
Il Mondiale è finito. Pizzul ha dei dubbi sull’edizione americana “Chissà se saranno capaci di organizzare un Mondiale”. Restano le notti magiche, i sogni, le emozioni uniche, i 27 milioni di telespettatori per Italia Argentina (ancora oggi record per l’Auditel). Per l’Italia sta per iniziare una fase buia, arriveranno Tangentopoli, le stragi di Capaci e via D’Amelio. Il secondo posto di Usa 94 non avrà quel sapore di Italia ’90. E le emozioni si chiameranno solo Roberto Baggio. Arriveranno le pay-tv e il calcio moderno con il campionato spezzatino perderà molto in romanticismo. Gli anni 90 saranno anche il crocevia che porterà al disastroso saluto alla lira e al futuro passaggio all’euro. Chissà se torneranno mai le notti magiche…
Antonio Tortolano
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Giornalista sportivo, iscritto all'Albo dal 2002. Collabora con Il Messaggero dal 2016 ed è direttore di Calciolaziale.com dal 2007
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