- Serie D/G: Anzio-Sassari Latte Dolce 2-1
- SERIE D/E: Sporting Club Trestina – Ostiamare 1-1
- Serie D/G: Trastevere-Cynthialbalonga 3-2
- Juniores Nazionale gir. H: Roma City – Trastevere 0-0
- Serie D: il punto su Cassino e Sora dopo l’undicesima giornata
- Monza – Lazio 0-1: i biancocelesti sanno solo vincere
- Lazio che fatica ma la classifica è bellissima
- Serie D: il punto su Cassino e Sora
- Pronto riscatto Lazio: tre punti e alta classifica
- Cassino – Savoia 3-1: gli azzurri riconquistano la vetta
Tutto il girone A di Eccellenza e i particolari dell’8° di ritorno: Viterbese di nuovo prima
La Viterbese Castrense torna prima, con una lunghezza
di vantaggio sul Rieti. Gran punto del Grifone Monteverde,
autore della seconda impresa in tre domeniche
Tanto rumore, prima della partita. Con qualche tifoso della Viterbese Castrense che ha i pruriti, nei confronti di un paio di giocatori, aggrediti prima a parole, poi a spintoni. Si parla di un referto ospedaliero, e poi del normale impegno in campo di uno dei due atleti coinvolti, Giannone, che segnerà uno dei quattro gol rifilati a quel che rimaneva del Montefiascone titolare. Ci può stare, che si vada al riposo sullo 0-0, e ci può stare, che la squadra di Attilio Gregori vinca in modo rotondo con Pacenza, Pero Nullo e, dal dischetto, Vegnaduzzo, prima del punto segnato dall’ex centrocampista dell’Anziolavinio. Il feeling tra la piazza di Viterbo e i Camilli è in discussione, ma lo è stato e lo è ancora, fino a che non vinceranno il campionato, dalla porta principale, quello tra i giocatori e la società originaria di Grotte di Castro. Perchè due sconfitte nelle precedenti tre partite le hanno sentite, padre e figlio, e soprattutto, quella di via Portuense con il Grifone Monteverde, ha fatto perdere le staffe pure allo Spirito Santo. Oggi qualcuno sostiene che il clima sia troppo arroventato, per le dichiarazioni di Pietro Camilli. Io sono dell’idea che si conoscono tutte le cose, di Pietro I da Grotte et Grosseto, e di Vincenzo, il giovanotto diventato imprenditore e dirigente con lo stesso codice genetico caratteriale dell’illustre babbo.
Si conoscono la serietà, la smisurata passione, la puntualità nel trattare (troppo) bene i calciatori di una compagine tutto sommato di Eccellenza; e ancora la voglia di vincere e di dimostrare che si possono scalare in pochi anni, diverse categorie, alcuni campionati. E’ successo a Grotte, dalla 2° Categoria fino alla conquista di una Coppa Italia in Interregionale, oramai tre lustri fa. Ma sappiamo bene che tutte le doti possono, se tradite, deluse, portare fuori strada, e diventare risentimento, ira, eccessiva passione. Come quando uno è innamorato di una attraente femmina, di una bella donna: se deluso, può provare sentimenti di delusione, di rabbia verbale. E talvolta questo capita nel bel mezzo di una tribuna piena di orecchie non sempre comprensive, quasi mai discrete, soprattutto nel cuore di un impianto sportivo, al confine, ipotetico mai pratico, con la porzione riservata ai mezzi di informazione.
Dopo Fregene Vincenzo Camilli ha preferito non parlare, non rilasciare dichiarazioni ufficiali, bersi un bel thé freddo, sbollire la rabbia nel viaggio di ritorno, meditare sul da farsi futuro e pensare, rimuginare, riprendere le redini di una squadra priva di nerbo, di fronte a un Fregene che, nella ripresa, è sembrato la versione moderna del Bayern di Monaco.
E’ naturale che alcuni, solo alcuni, una piccola parte, rispetto alla totalità, dei tifosi di Viterbo abbia oltrepassato il confine tra il lecito e il non lecito anzi l’illegale. I giocatori si possono, qualche volta si devono contestare, osteggiare, fino al dileggio, come avviene in alcuni impianti: non si possono e non si devono spintonare, non si devono picchiare, non si devono offendere sul piano personale, e non si devono trovare al centro di trappole e o agguati. Viterbo deve ricordare che questa società è quella che ha salvato il calcio, e che comunque queste iperpagate primedonne ne rispondono di persona a Piero e Vincenzo Camilli, ad Attilio Gregori, che tenero non è, alla bisogna è anche ruvido; e anche al calcio laziale, di fronte al quale, se toppano e non colgono il primo posto finale, si fanno, da soli, cattivissima pubblicità. Perché una cosa va detta, va scritta, nei confronti della categoria dei calciatori, rappresentata spesso, negli ultimi venti anni, in modo pessimo, persino da presunti o reali procuratori. Questi signorini, che pensano di campare in eterno, fino a 37 anni, coi soldi del pallone, di quello dilettante, si dovranno pure trovare di cosa riempire il piatto, l’anno prossimo. E in questo, pur avversari, Fedeli e Camilli commettono l’errore di stipendiarli, eccessivamente, per correre, in mutande, come si diceva un tempo, appresso a un pallone, come facevamo tutti da ragazzini, fino all’età del diploma di scuola superiore. Con la differenza che il massimo dirigente reatino prima tratta coi rappresentanti delle prebende dei calciatori, poi se ne lamenta coi mezzi di informazione. Ma entrambi gli imprenditori non possono non sapere che questo campionato possa contenere tante e tali variabili che i piani a tavolino non si possono fare se non confinati di settimana in settimana alle singole partite. Poi vinca il migliore, e l’altro vada ai play-off sperando d’arrivare fino in fondo.
Il campo ha raccontato… – Il campo ha battezzato questa vittoria come quella del controsorpasso, con il ritorno del Rieti al vertice del girone A durato solo sette giorni: il tempo di passare, pur senza due attaccanti su tre, a Cerveteri, e di leggere dal tempo reale o di informarsi, del capitombolo viterbese in riva al mare, al “Paglialunga”. Lo 0-0 del primo tempo a Rieti non è mutato, con il Grifone Monteverde che, cenerentola societaria, sul campo vede trasformarsi i suoi alfieri in grandi tra i grandi, ed è un gran bel punto, quello riportato a Roma; un pareggio che crea dubbi alla squadra amarantoceleste, ora seconda, a un punto dalla vetta, dalla Viterbese Castrense. E che fa morale, per Iannotti e compagni, incoraggiati a fare partite come quella contro i nuovi primi della classe e i secondi.
All’Attilio Ferraris finisce 1-1 Villanova-Sorianese con il punto del vantaggio segnato da Neroni e il pareggio, su rigore, segnato da Amassoka. Una massima punizione contestata, da squadra e sostenitori di casa, che alla fine battibeccano con l’attaccante della squadra ospite. Ma questa è una cosa che affronteremo dopo. La formazione di Daniele Scarfini è piaciuta sia per come ha approcciato alla partita, con tre situazioni offensive nei primi quindici minuti, sia per l’intensità data alla prima frazione; ma dopo le fiammate cimine la partita, col passare dei minuti, è stata pertinenza della giovane pattuglia di Christian Di Loreto, soprattutto nel secondo tempo. La Sorianese ha avuto i primi dieci minuti con due palle-gol evidenti, la prima al 6′, con un colpo di testa di Amassoka, l’altra con un tiro di Monteforte, finito alto, con lo stesso giocatore che impegna Trinchera in una bella parata, in occasione della terza conclusione.
Complessivamente resta il cruccio al Villanova, che si è vista annullare la seconda rete, a causa di un inopportuno intervento dell’assistente Pantano di Frosinone, sul colpo di testa di Santori che manda la palla sotto l’incrocio dei pali e l’arbitro che concederebbe pure, il punto del 2-0, vanificato da una singolare segnalazione. Tuttavia i due episodi che hanno fatto saltare i gangheri ai tifosi tiburtini sono stati i due calci di rigore netti non assegnati ai loro beniamini. Al fischio finale la discussione a distanza tra un gruppo di supporter di casa e Amassoka, che mostra con le mani parti geografiche non ortodosse e, per tutta risposta, quattro tifosi si avvicinano, minacciosi, al recinto di gioco, placati dagli altri, e dal cartellino rosso che l’arbitro sbatte in faccia al giocatore della Sorianese. Questi i fatti: ora attendiamo il referto del direttore di gara e, eventualmente, dei suoi assistenti. L’1-1 finale, in ogni caso, va stretto, al Villanova.
Il Fregene batte il Ladispoli 1-0 con una delle rare conclusioni verso la porta rossoblu, e la squadra di Graniero non mostra una prestazione di quelle dei giorni migliori, con l’ennesimo scivolone in casa, pur nel bel mezzo di una stagione positiva. Un peccato, per il cammino dei nord-tirrenici, mentre i biancorossi, eccelsi nel secondo tempo del recupero giocato, da grande gruppo, contro la Viterbese Castrense, in questa circostanza-derby, sono stati parecchio fortunati.
Succedei di tutto al “Fattori” di Civitavecchia dove un arbitro proveniente dalla Sicilia (!) rovina una partita che andava soltanto arbitrata e gestita, e non diretta e indirizzata, come è avvenuto. In particolare il punto del 2-2 lascia l’amaro in bocca alla squadra neroazzurra, con l’assistente numero 2 che alza la bandierina per un palese fuorigioco e la rimette giù di corsa una volta che viene ignorata la segnalazione dal signor Musumeci. L’episodio costa il cartellino rosso al portiere Paracucchi e il calcio di rigore del parziale pareggio segnato da Di Chiara; poi il Città di Cerveteri segnerà in zona-Cesarini il gol della vittoria esterna acuendo l’amarezza dei sostenitori di casa. Una parte di loro fa di corsa il giro per andare a esternare tutta la rabbia per aver visto la loro squadra maltrattata e poco tutelata da una direzione di gara fatta da un protagonista per giunta distratto e contorto, nelle sue decisioni. Per la squadra di Antolovic tre punti d’oro, alla conta dei fatti. Per la “Vecchia” la sensazione che da una parte la Lega Dilettanti e il Comitato Regionale Lazio vogliano chiudere le pendenze arretrate chiedendo in continuazione il rispetto di impegni presi da altri, dalle geniali e assurde, precedenti gestioni, che hanno precisi nomi e cognomi, con contratti che qualcuno non si attarda nel definire falsi; dall’altra chi dovrebbe garantire la regolarità delle partite sta dando palesemente l’idea che la squadra di Castagnari possa essere presa a pesci in faccia, come si dice all’altezza del 64° chilometro della Via Aurelia.
Caninese-Città di Monterotondo finisce 0-0 ma i problemi rimangono. Il presidente Morosini, diceva un collega ieri, via radio, pare si lamenti che i giocatori arrivati alla sua corte non sarebbero all’altezza. La realtà è che un campionato complesso quale è l’Eccellenza meriterebbe più precisione e puntualità in sede estiva, quando si fa la gara, fino a fine novembre, al risparmio. Rincorrere, poi, diventa dura, anche per club che hanno la gerarchia che passa dal vertice al direttore generale, dal diesse al team manager, dal dirigente al custode. La squadra ospite non aveva De Francesco e Toscano, e questo, in parte, giustifica la prestazione opaca, dalla tre-quarti in avanti.
Merita un discorso a parte il Monterotondo Calcio che, da un po’ di tempo, ha accarezzato spesso l’impresa domenicale: per esempio, col Fregene, vinceva 2-0 e alla fine ha raccolto soltanto un punto. Questa volta no. Dopo il punto del vantaggio del Montecelio, la squadra del deluso Piervincenzi si è seduta e si è specchiata giocando con presunzione e in maniera leziosa. I ragazzi del tecnico Dolce hanno segnato ben tre reti raccogliendo altrettanti punti, e senza il loro capitano, Federici, che a breve si opererà al ginocchio nella speranza che almeno in estate torni pronto. Ma intanto la sua esperienza e il suo talento non faranno più parte delle qualità di questa compagine, e all’ex giocatore di altre categorie facciamo i migliori auguri di pronta guarigione. Intanto la vittoria ha risollevato l’autostima e la graduatoria, in vista di ulteriori risultati da mettere in fila, se possibile.
Parlavo di rimonte clamorose. Non bastano, uno per tempo, alla Fontenuova, i gol di Aguglia e Palmerini, perché, in cinque minuti, nel secondo periodo, il Real Monterosi si ricorda, quest’anno, di essere stata una grande. E segna prima con Luciani su azione, poi su calcio di rigore, e a Tor Lupara finisce 2-2. Il minimo raccolto domenicale per i biancorossi di Scorsini non lenisce l’amarezza per aver giocato in maniera superficiale e distratta nella prima ora di gara.
Adesso a Pisoniano la frittata è davvero servita. L’ultimo posto isolato è una certezza, seppur a distanze minime, e il 2-0 incassato coi resti del Futbol Club, ragazzi ammirevoli, per quanto volontà sanno esprimere, evidenzia la sbandata precedente e successiva la conquista della coppa Italia regionale. Un calice ben presto reso amaro dagli eventi del campo, ieri sottolineati dalle reti di Midulla e Giovannini. Gli arancioni romani ringraziano, in maniera commossa, per questi tre bei punti che sanno di voglia di rimanere in categoria senza appendici di fine stagione. Un’annata iniziata con un altro motore e un altro telaio, per la società dei tecnici Centioni e Sancricca, e ben presto fatta di ristrettezze. Ma il campo, vedi anche la trasferta di Ladispoli, ha dimostrato che il collettivo del Villaggio Olimpico e dintorni può togliersi qualche bella soddisfazione. Non sappiamo, a oggi, se il Futbol Club intenda, nell’immediato futuro, proseguire con gli stessi protagonisti della seconda parte di stagione, dopo che l’estate aveva raccontato di improbabili vicende, ma se continua sarebbe bello veder misurata quest’idea di calcio a medio termine, almeno.
Massimiliano Cannalire
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redazione composta da giornalisti ed appassionati di calcio in viaggio per i campi della nostra regione
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